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ECCO PERCHÉ L’AUTOMOBILE È FEMMINA

22 Febbraio 2023

Sarà perché “seduce” con la carrozzeria e le prestazioni del motore, sarà per la cura e l’amore che le rivolgono soprattutto gli uomini, fatto sta che sin dagli albori, quando le quattro ruote erano “terreno” quasi esclusivamente maschile, l’automobile è stata declinata e pensata al femminile. E pensare che i vivaci esponenti della corrente futurista in Italia dibatterono a lungo sul chiamare i prodigiosi veicoli “gli” automobili o “le” automobili. A confermare la seconda accezione, novant’anni fa, un personaggio emblema dell’accoppiata di passioni donne-motori: Gabriele D’Annunzio. Simbolo dell’uomo moderno, acuto, complesso, dedito ai piaceri, il poeta amò decine di donne e, con lo stesso ardore, macchine e aerei. Amante della velocità, collezionò numerose vetture, tra Alfa RomeoLancia e svariati eleganti modelli di Fiat, come la famosa T4, alla guida della quale entrò trionfante nella città di Fiume, dopo averla occupata con i suoi legionari, nel 1919. Nel 1926 il fondatore della Fiat, Giovanni Agnelli, regalò al letterato una 509 cabriolet, e venne ringraziato con una lettera che diceva, tra le altre cose: «L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza».

Negli anni Trenta D’Annunzio ricevette anche una 524 a cinque posti, un vero lusso per l’epoca.  L’azienda di Torino, fondata nel 1899, era già tra le più famose al mondo, e avrebbe continuato la sua celebre storia fino ad oggi. Cinquecento, Cinquecento L o X, Punto, 124 spider, e naturalmente l’inossidabile e versatilissima Panda. Moltissime case automobilistiche, come la “cugina” della Fiat, la Lancia (Giulia, Fulvia, Flavia ecc.), inconsciamente ma non troppo, devono aver seguito le idee di D’Annunzio, dando, nei decenni, nomi femminili ai più svariati modelli.

La “donna” più famosa di tutte rimane lei, Mercedes, amata figlia di Emil Jellinek, pilota e rivenditore della Daimler in Francia, che agli albori del Novecento chiese e ottenne di battezzare così i propulsori in arrivo dalla Germania. Di lì a breve il nome diventerà il celeberrimo marchio di automobili.